MARGARET HAWKINS , testo del catalogo “TIME AND DREAMS ON MY HANDS”
"In passato rappresentavamo le cose visibili sulla terra, sia le cose che ci piaceva vedere sia quelle che ci sarebbe piaciuto vedere. Oggi riveliamo la realtà che sta dietro le cose visibili, esprimendo in questo modo la convinzione che il mondo visibile è soltanto un caso isolato in relazione con l'universo e che ci sono altre realtà latenti molto più numerose...."
Paul Klee, 1920
La nozione che l'immaginazione è il solo vero organo con il quale noipercepiamo la realtà non è peculiare degli artisti del ventesimo secolo. Gli artisti medioevali guardavano al mondo in questo modo e i bambini lo hanno sempre fatto. Ma questa coscienza è diventata in particolar modo necessaria nel ventunesimo secolo, nella maniera in cui la metafisica si fonde con la fisica e tutti noi tentiamo, conl'aiuto dell'arte e della scienza, di separare la realtà dall'illusione.
Nelle decadi passate la scienza genetica in particolare ha confermato ciò che gli artisti hanno indicato fin dall'inizio, ovvero che esisteun'altra realtà al di sotto di ciò che possiamo vedere, un ordine intrinseco entro il mondo invisibile che controlla le nostre vite, inostri corpi, i nostri temperamenti e le nostre emozioni, forse persino il nostro futuro. Anna Caser è una pittrice che comprende quest'altra realtà, che guarda al di là e al di sotto del mondo fisico alla ricerca di un significato.
La nostra prima impressione del suo lavoro è un senso di luminosità edi giocosità, una certa semplicità fanciullesca. Anna Caser copre le sue tele in sciolte mani di pittura di colore intenso che fluttuano e scorrono attraverso la superficie come il vento sull'acqua. Dipinge su un fondo di stucco di Venezia che è fatto di polvere di marmo e fornisce una superficie di pittura levigata. Inseguito aumenta la consistenza aggiungendo sabbia. Su questeastrazioni Anna Caser incide semplici disegni schematici chegraffiano completamente la pittura, creando una rete di linee bianchesimili a tracce di ragno.
Il contrasto tra la fluidità della superficie e la struttura graffiata all'interno di essa crea una sensazione di sforzo e di scavo, come sel'artista stesse tentando di estrarre ordine da un mezzo per altri versi amorfo (informe). I risultati sono un po’ simili alle pitture rupestri, come se le caverne fossero blu e arancio, con semplici figure e animali che fluttuano su grandi mari di colore e di consistenza. E' come se Anna Caser stesse grattando via un sogno per arrivare al suo significato, producendo una mappa psichica mentre procede. Non si preoccupa di rappresentare le forme fisiche di ciò che vede passarle davanti agli occhi perché sa che queste sono incontinuo divenire. Piuttosto preferisce rappresentarle attraverso dei segni. Un volto viene espresso da una mezza luna con due punti per gli occhi, un pezzo di stoffa viene suggerito da una griglia graffiata, rivestita da frammenti di pittura d'oro ("Uso l'oro per sfuggire al tempo" dice) o un ovale per simboleggiare una foglia. Ciò è abbastanza; fare maggiore attenzione ai particolari vorrebbe dire restare coinvolti in pure e semplici apparenze.
Nata a Verona, Italia, da una famiglia di artisti, Anna Caser ha trascorso i primi venti anni della sua vita nella città di Genova, che si affaccia sul mare. Era circondata dall'arte, naturalmente, ma anche dall'acqua. I suoi genitori provenivano da Venezia, un'altra città d'acqua, e come lei stessa dice "Venezia era sempre presente nei loro discorsi". E' questa combinazione del mare e dell'arte che domina le sue memorie di gioventù. "Il mare stesso era il primo e il più importante" dice. "Era calmo, burrascoso, spumoso, sempre vivo con il suo sapore salmastro e le tempeste, con grandi onde che si frangevano sulla spiaggia. Venezia significava ilf ascino del vetro soffiato trasparente". Anna Caser ricorda il vetro di Murano che sua zia, la quale lavorava alla fabbrica di vetroVenini di Venezia, portava a casa . " Spesso erano pezzi conl eggere imperfezioni che lei poteva tenere", ricorda Anna Caser." Ricordo che erano trasparenti, lattiginosi, con piccole bolle, ingombranti e striati di blu o con linee color verde cobalto odorate, trasparenti con bianche spirali o un grande mazzo di chicchi d'uva blu ultramarino spruzzato d'oro, o una giraffa arancione".
Queste vivide e sensuali memorie infantili sono rinate nella pittura di Anna Caser. Le sue sottili mani di pittura astratta richiamano alla mente il mare, mentre l'intensità del suo colore, simile a un gioiello, sembra ispirata dai brillanti frammenti del vetro di Murano che collezionava. Per quanto riguarda il senso di sospensione, questo èf orse un mondo di natura iperreale, comune alle memorie infantili ma più accessibile agli artisti.
Anna Caser viaggia all'indietro nel tempo per accedere a queste memorie e nel fare ciò devia non solo nel territorio dei sogni ma anche più in là, nella scienza e nella matematica. Ritornando da questi viaggi riporta ricordi effimeri, la forma di una foglia, l'idea di un'ala oun pezzo di geometria, come prova del suo viaggio mentale. La pittura è un diagramma che Anna Caser ha disegnato per mostrare la strada.
Nei lavori di Anna Caser l'osservazione non riguarda la rappresentazione, ma l'esperienza. Come le pitture rupestri a cui il suo lavoro assomiglia, i suoi dipinti sono la prova di un tipo di adorazione e l'oggetto di quella adorazione è la natura. E' come se Anna Caser stesse tentando di ritrovare la via verso la natura, la fisica di essa, la geometria che tiene tutto insieme.
Nel passato Anna Caser guardava ai principi organizzativi della scienza e della matematica per cercare un ordine dietro il caos gioioso del mondo che i suoi occhi incontravano. In una mostra degli ultimi anni Novanta, intitolata "Fractalandia", esplorò la geometria frattale come un modo per capire gli ordini in natura. Ora, dice, "mi sento più libera, meno legata alla geometria". Tuttavia ci sono ancora momenti nel suo lavoro nei quali è chiaro che sta cercando qualcosa al di sotto delle felici immagini infantili che dapprima ci attraggono. Questa fuggevole apparizione dell'incontro degli opposti è allo stesso tempo stridente e soddisfacente, quando sembra che stia cercando un modo per riconciliare il caos e la struttura, la gioia e la malinconia, la forma e la sua mancanza.
MARGARET HAWKINS , testo del catalogo “TIME AND DREAMS ON MY HANDS”
traduzionedi Maria Luisa Lucco